Vittorino Chizzolini

Vittorino Chizzolini

Vittorino Chizzolini nacque a Brescia il 3 gennaio 1907. Essendo il padre fabbro ferraio, venne iscritto alla scuola tecnica municipale “Benedetto Castelli“  di Brescia, frequentando la quale maturò però in lui la vocazione per l’insegnamento.

Nel 1921, conseguita la licenza tecnica, si iscrisse alla Scuola Normale di Crema, per ottenere l’abilitazione magistrale. Nel 1923 si trasferì alla scuola “Gambara“di Brescia, dove frequentò l’ultimo anno di corso. Nel 1924 sostenne gli esami di abilitazione magistrale presso l’Istituto “Carlo Tenca” di Milano.

Durante l’anno scolastico 1924/1925 gli fu affidato l’incarico di assistente degli alunni delle scuole elementari del collegio “Cesare Arici”, gestito dai Gesuiti, esperienza che lo convinse definitivamente a proseguire ed approfondire gli studi pedagogici. Nel 1926 Chizzolini superò la prova di ammissione all’Istituto Superiore di Magistero dell’Università Cattolica e potè pertanto immatricolarsi, scegliendo, tra i tre corsi disponibili, quello destinato alla formazione degli insegnanti di filosofia e pedagogia da assegnarsi alle scuole magistrali.

Durante gli anni della sua giovinezza, era maturata in Chizzolini una fede molto salda nonostante il padre non fosse credente e fosse animato da un atteggiamento abbastanza ostile verso la Chiesa.

Nel 1926 venne nominato delegato diocesano degli aspiranti di Azione Cattolica, come addetto allo sviluppo di iniziative artistiche e ricreative destinate ai ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, continuando a ricoprire tale incarico per i successivi quindici anni.

Nell’anno scolastico 1925/1926 ottenne il suo primo incarico di insegnamento presso la scuola elementare “Nicolini” di Brescia.

Già all’inizio della sua carriera Chizzolini si convinse che l’insegnante non doveva limitarsi ad essere dispensatore di conoscenze, ma doveva anche suscitare negli alunni energie intellettuali e creative, animando la comunità scolastica, testimoniando valori, facendo dei propri alunni una comunità viva. Durante tutto il corso della sua esistenza, mantenne infatti vivi e costanti rapporti con moltissimi dei propri allievi, continuando a sentire nei loro confronti una vera paternità spirituale, anche attraverso una profonda attenzione alle loro scelte esistenziali e frequenti incontri e giornate di ritiro.

Nonostante fosse già diviso tra gli studi all’Università Cattolica, l’insegnamento a Brescia e l’impegno nell’Azione Cattolica, Chizzolini trovò anche il tempo di iscriversi all’Istituto Cattolico di Scienze Sociali a Bergamo, dove si laureò nel 1929.

Nel 1931 conseguì anche il diploma di Filosofia e Pedagogia discutendo una tesi dal titolo “Il problema dell’esistenza di Dio nel modernismo filosofico”. Nella tesi veniva anche affrontato il tema del rapporto tra autorità del maestro e libertà dell’allievo, rapporto non di contraddizione ma di interazione. Gli studi universitari consentirono a Chizzolini di porre le basi del sodalizio con Padre Gemelli e con l’Università Cattolica.

Nel 1935 chiese un anno di aspettativa per motivi di salute. Nel 1936 venne chiamato a ricoprire l’incarico di redattore della rivista “Scuola Italiana Moderna”, fondata nel 1893, con la quale da tempo collaborava, rivista di cui divenne in seguito storico direttore.

Il lavoro nella rivista rappresentò per Chizzolini il modo per dedicarsi, da laico, all’opera insieme culturale e apostolica che la stessa rivista si proponeva di realizzare. Apparve subito trasparente in lui l’esigenza di dedicare la propria intera vita all’attività di apostolato là dove Dio lo aveva posto.

Chizzolini nei primi anni della sua giovinezza pensò anche di diventare sacerdote, ma si rese conto ben presto che Dio lo chiamava ad esercitare le sue doti di maestro e di educatore nel mondo della scuola, divenendo a sua volta formatore degli educatori.

Il lavoro nella rivista, che lo assorbiva totalmente e a tempio pieno, gli lasciò sempre il rammarico di non poter insegnare direttamente, ma capiva che il ruolo a cui era stato chiamato avrebbe portato ad un bene ancora maggiore. Cercava di valorizzare la ricchezza di quella scuola italiana che affondava le proprie radici nella tradizione del cattolicesimo e della latinità, anche in contrapposizione con le esperienze straniere, spesso basate su teorie materialiste.

Nel suo lavoro per “Scuola Italiana Moderna” fu sempre animato dal desiderio di percorrere ogni strada che contribuisse alla crescita professionale e alla maturazione morale dell’insegnante.  Nel 1938, in collaborazione con Marco Agosti, iniziò anche a scrivere una serie di testi ad uso degli studenti di pedagogia.

I suoi lavori e i corsi che organizzò diventarono la base per l’avvio del “Paedagogium”, l’Istituto per gli studi sull’educazione cristiana, fondato presso l’Università Cattolica. Visto che si era ormai in tempo di guerra, risultava infatti molto importante in quel momento storico per i cattolici operanti in campo pedagogico avanzare proposte che puntavano a ridare un volto cristiano alla società italiana.

Gli anni della guerra furono particolarmente problematici sia per la vita della rivista Scuola Italiana Moderna che per lo stesso Chizzolini, che  dovette affrontare molte difficoltà.

Il 2 marzo 1945 fu per Chizzolini una giornata particolarmente tragica, in quanto in un bombardamento aereo perse sia la madre che la sorella, rimaste sepolte sotto le macerie della sua casa. Nello stesso giorno fu colpito e distrutto l’edificio che ospitava l’Editrice La Scuola.

Insieme ai giovani della Caritas non si fece però abbattere e si impegnò molto nell’organizzazione di corsi di primo soccorso, riuscì a mandare in stampa un numero speciale di Scuola Italiana Moderna, e trasformò i locali del vescovado in un centro di prima accoglienza per i soldati che rientravano dai campi di prigionia.

Fu proprio in questo periodo che conobbe l’Istituto Secolare dei Missionari della Regalità di Cristo. Al termine di un percorso spirituale compiuto con il supporto di Padre Gemelli e di Giancarlo Brasca, il 19 dicembre 1943 Chizzolini, che si era già fatto terziario francescano, presentò richiesta per essere ammesso all’Istituto, considerando che questa forma di vocazione corrispondeva totalmente al suo ideale di piena consacrazione a Dio attraverso una completa dedizione all’impegno apostolico, pur rimanendo nel mondo. Questo gli dava la possibilità di restare laico nel mondo, in piena armonia con l’attività iniziata presso l’editrice La Scuola. Nel 1946 pronunciò le sue promesse, pur in un momento di grande dolore in quanto da lì a pochi giorni sarebbe scomparso anche il padre, già da tempo gravemente malato. Divenne amico di Ezio Franceschini, presidente storico dell’Istituto, con il quale intrecciò un’amicizia di intensa elevatezza spirituale.

Il rapporto con Padre Gemelli accentuò la componente francescana della sua spiritualità nella direzione della povertà e dell’umiltà.

Nel dopoguerra Chizzolini si impegnò molto nell’opera di ricostruzione scolastica e aderì anche all’AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), che era stata costituita nel 1944 ad opera di Carlo Carretto e Maria Badaloni, e di cui fu ininterrottamente consigliere nazionale dal 1946 al 1968, ricoprendo anche la carica di vice-presidente dal 1946 al 1952.

Nei primi anni cinquanta, supportato idealmente da Giorgio La Pira, anche lui componente dell’Istituto dei Missionari della Regalità, promosse iniziative per l’educazione e l’inserimento nella scuola dei disabili e dei portatori di handicap, per l’educazione europea e alla mondialità, per la formazione al volontariato, per l’incontro con il Terzo Mondo. Era infatti suo intendimento preparare tutti gli insegnanti ad affrontare le nuove frontiere dell’educazione, che sarebbero state sempre più ecumeniche, universali e missionarie.

Collaborò con l’Ufficio Studi del Ministero della Pubblica Istruzione e prese parte anche alla Commissione Nazionale d’inchiesta per la riforma della scuola. Fu attivamente coinvolto nella pubblicazione della rivista “La Riforma della Scuola”, e fu inserito nella Sottocommissione per l’elaborazione di un piano per la ristrutturazione del quinquennio elementare.

Fu membro della Consulta del Centro Didattico Nazionale per la scuola elementare e di completamento dell’obbligo scolastico, che fu presieduto fino al 1956 dallo stesso Padre Gemelli.

Nel 1953 passò un periodo di notevole difficoltà per gravi motivi di salute, dovuti a problemi cardiaci e ad una forma di depressione, che lo costrinsero ad un lungo riposo.

Successivamente riprese comunque la sua attività a tempo pieno.

Nel 1957 costituì formalmente la Fondazione Tovini, utilizzando l’eredità paterna, i propri diritti d’autore e i proventi degli affitti degli appartamenti avuti, pensando di progettare tale Fondazione come distinta, ma non separata, dall’Editrice la Scuola. La Fondazione, che venne poi eretta in Ente Morale nel 1959, doveva aiutare l’Editrice a restare fedele e a crescere nella direzione spirituale e nella testimonianza apostolica. La Fondazione aveva lo scopo di contribuire alla formazione di docenti ed educatori secondo i principi pedagogici cristiani ed il progresso delle scienze umane, con un’assistenza mirata a sostenere la preparazione e l’aggiornamento di operatori nel campo educativo, scolastico, culturale e sociale. Era infatti sua opinione che l’Editrice, con il supporto della Fondazione, attraverso la stampa di libri e riviste, si dovesse proporre anche di compiere un’opera educativa in senso cristiano, partecipando alla missionarietà propria della Chiesa nel mondo.

Ad opera della Fondazione Tovini vennero realizzate diverse iniziative, come l’apertura di convitti e case di accoglienza, l’organizzazione di incontri di studio, convegni e seminari, per conoscere anche le problematiche del Terzo Mondo e dell’unità europea. Nel 1960 si diede infatti vita al Seminario Pedagogico di Cooperazione Internazionale, volto alla formazione di giovani volontari da inviare nei paesi del terzo mondo in qualità di educatori ed insegnanti. Venne anche fondato l’Istituto Tovini per le vocazioni magistrali dei meritevoli poveri.

Nel 1958 Chizzolini, in seguito alla morte di Angelo Zammarchi, si era intanto definitivamente assunto la responsabilità ufficiale di “Scuola Italiana Moderna”, di cui comunque era di fatto già da tempo il principale animatore. Intervenne più volte per manifestare la propria preoccupazione per il diffuso abbassamento della tensione ideale nei giovani maestri e per la costante diminuzione della componente maschile tra gli allievi delle scuole magistrali.

Nel 1962 iniziò a maturare l’idea di costituire anche a Brescia una sede dell’Università Cattolica.

Nel 1965 sorse la “Famiglia Universitaria Cardinal Giulio Bevilacqua”, deputata inizialmente proprio a dare accoglienza agli studenti iscritti alla sede bresciana della Facoltà di Magistero della stessa Università, che aprì successivamente le proprie porte anche agli iscritti alle altre università.

Nello stesso 1965 venne ricevuto in udienza privata da papa Paolo VI.

Nel 1967, sempre grazie all’iniziativa di Chizzolini, la Fondazione Tovini strinse un accordo con il Vicariato Apostolico di Mogadiscio, che permise l’invio in Somalia di maestri volontari.

Nel frattempo, il periodo della contestazione studentesca lo spinse ad una seria riflessione sul fenomeno, nel tentativo di comprenderlo, cercando allo stesso modo di capire come la scuola dovesse intervenire al riguardo.

Nel 1974 venne sottoscritto anche un sodalizio con l’Ordine Salesiano, con il cui supporto partirono altri insegnanti volontari per le scuole del Cairo. Secondo la visione di Chizzolini, gli insegnanti, per essere all’altezza dei tempi che cambiavano, avevano l’obbligo di partecipare al nuovo senso di mondialità, in modo da consentire il radicamento negli allievi degli ideali di solidarietà, pace e giustizia.

Nel 1977 si recò in pellegrinaggio in Terra Santa.

Negli ultimi anni di vita Chizzolini dedicò tutto il suo tempo libero alla Fondazione e agli universitari, continuando ad impegnarsi in opere a favore degli handicappati fisici e mentali, fondando anche una collana editoriale dedicata all’approfondimento di queste tematiche.

Morì a Brescia il 24 maggio 1984.

Chizzolini si identificò sempre in un cattolicesimo fatto di intensa pietà e allo stesso tempo di eccezionale impegno per assicurare la presenza cristiana nella società, cercando sempre di non apparire, ed evitando di richiamare l’attenzione su se stesso.

Fu uomo di intensa spiritualità, che coltivò gli ideali pedagogici cristiani, traducendoli in una costante operosità, nel segno di una coerente carità intellettuale e di una incondizionata dedizione apostolica verso gli insegnanti e verso gli studenti, sempre con particolare attenzione a quelli più bisognosi di aiuto e supporto.

Nel 1994 è stata introdotta la causa per la sua canonizzazione.

Questa voce è stata curata utilizzando le seguenti fonti:

  • Fondazione Tovini: Biografia di Vittorino Chizzolini
  • Lettere di Vittorino Chizzolini, Editrice La Scuola, 1985
  • Profilo spirituale di Vittorino Chizzolini, a cura di Enzo Giammancheri, Editrice La Scuola, 1994