Oscar Luigi Scalfaro

oscar luigi scalfaroOscar Luigi Scalfaro

 

Oscar Luigi Scalfaro nacque a Novara il 9 settembre 1918, figlio del barone Guglielmo e di Rosalia Ussino. Alla famiglia Scalfaro, originaria della Calabria, era stato concesso il titolo baronale da Gioacchino Murat nel 1814.
All’età di 12 anni Scalfaro si iscrisse alla GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). In seguito, anche dopo la sua elezione alla massima carica della Repubblica Italiana, continuò a tenere appuntato all’occhiello della giacca il distintivo dell’Azione Cattolica. Prima dell’inizio della carriera politica venne anche nominato Presidente dell’Azione Cattolica della Diocesi di Novara e Delegato Regionale per il Piemonte. Fin da giovanissimo partecipò pertanto all’attività dell’Associazione, in un periodo in cui il fascismo ne ostacolava molto l’attività. In particolare fu molto attivo nella FUCI, che in quegli anni raccoglieva i maggiori esponenti della futura classe politica cattolica.
Si laureò in Giurisprudenza nel 1941 all’Università Cattolica di Milano, fu successivamente chiamato alle armi ed assegnato al 38° Reggimento di Fanteria a Tortona. Venne nominato Sottotenente di Commissariato in Sicilia e fu successivamente congedato nell’ottobre del 1942 per esercitare le funzioni di magistrato.
Il 26 dicembre 1943 si sposò a Novara. La moglie, Mariannuzza Inzitari, morì, all’età di appena 20 anni, nel dare alla luce la loro unica figlia, Marianna. A 26 anni Scalfaro si ritrovò pertanto vedovo e con una figlia.
Dopo la fine della guerra fece richiesta per entrare nelle Corti Straordinarie di Assise, composte da giuristi volontari, istituite su richiesta degli angloamericani per porre un freno ai processi eccessivamente sommari che allora si tenevano contro i fascisti.
Il 1° maggio 1945 venne nominato Consulente Tecnico Giuridico, e successivamente Pubblico Ministero, del Tribunale d’Emergenza di Novara, un tribunale speciale costituito per giudicare i criminali fascisti e i collaborazionisti e che pronunciò diverse condanne a morte. In seguito, come membro dell’Assemblea Costituente, Scalfaro promosse l’abolizione della pena di morte, abolizione che, durante il suo settennato come Presidente della Repubblica, venne poi estesa anche al Codice Penale Militare di Guerra.
Nel 1946 iniziò la propria attività politica. Fu eletto a Torino nell’Assemblea Costituente, presentandosi come candidato indipendente nella lista della Democrazia Cristiana, dopo che a livello nazionale era stato deciso l’appoggio aperto al partito da parte della Chiesa e delle organizzazioni cattoliche, anche al fine di opporsi alla possibile conquista del potere da parte del Fronte Popolare. Fu eletto con oltre quarantamila preferenze, numero molto rilevante per quei tempi. In seguito lui stesso scrisse di non aver mai avuto vocazione per la politica e di essersi trovato nella Costituente senza alcuna attrattiva per “quel mestiere”.
Fu anticomunista e antifascista, partecipò alla battaglia del 1948 senza abbandonare l’Azione Cattolica che, allora presieduta da Luigi Gedda, appoggiava la DC con comitati Civici istituiti per l’occasione.
All’interno della DC, pur nutrendo una grande stima, ricambiata, per Alcide De Gasperi, ebbe come punto di riferimento Mario Scelba, che lo chiamò a ricoprire nel suo Governo il ruolo di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al Turismo e Spettacolo.
In coerenza con la sua concezione anticomunista, all’inizio degli anni sessanta, Scalfaro si oppose fermamente alla cosiddetta “apertura a sinistra”, all’ingresso cioè nel governo del Partito Socialista. Il successivo avvento del centro-sinistra segnò pertanto il declino politico di Scelba, tanto che nell’aprile del 1969 Scalfaro fondò, sempre all’interno della DC, una propria corrente, “Forze libere”, ma le scarse adesioni ricevute lo portarono quattro anni dopo a decidere per il suo scioglimento.
Nel 1972 ricoprì l’incarico di Ministro dei Trasporti nel primo governo Andreotti e di Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Andreotti.
Si battè contro l’approvazione della legge Fortuna – Baslini, che introdusse in Italia il divorzio, e sostenne il ricorso al referendum abrogativo della stessa legge nel 1974, nel quale comunque vinsero i “NO”.
Ricoprì molte cariche di governo nei primi anni del centro-sinistra. Dal 1975 al 1983 fu anche Vice-Presidente della Camera dei Deputati.
Nel 1977 fu firmatario di un documento con cui si chiedeva al proprio partito di abbandonare la linea portata avanti dall’allora segretario Zaccagnini che andava in direzione del cosiddetto “compromesso storico”.
Nel 1983, nel governo Craxi, divenne Ministro dell’Interno, mantenendo tale carica fino al 1987. In quel periodo dovette affrontare numerose emergenze legate al terrorismo e alla recrudescenza dell’attività mafiosa.
Nel 1989 fu nominato Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla ricostruzione in Irpinia dopo il terremoto del 1980.
Venne eletto Presidente della Camera dei Deputati il 24 aprile 1992, ma restò in carica per poco tempo in quanto lo stesso anno l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si dimise. Dopo una serie di votazioni senza esito, il 25 maggio Scalfaro, fino ad allora non considerato tra i favoriti per il Quirinale, venne eletto alla massima carica istituzionale della Repubblica con 672 voti, espressi trasversalmente da gran parte delle forze politiche.
Durante il suo settennato dovette fronteggiare problematiche di grande rilievo, come “Tangentopoli”, il decreto sul finanziamento illecito ai partiti, i “fondi neri” del SISDE, distinguendosi sempre per un atteggiamento di rigore e di grande rispetto per la Costituzione.
Il suo mandato presidenziale si concluse il 15 maggio 1999. Successivamente divenne Senatore a vita in quanto Presidente emerito, aderendo al gruppo misto.
Anche dopo la scadenza del mandato presidenziale, Scalfaro continuò la sua attività politica, e continuò a presentare diversi disegni di legge, tra cui quello sull’emigrazione, continuando a partecipare in tutta Italia a numerosi incontri in difesa della Carta Costituzionale e sull’impegno dei cattolici in politica. Parallelamente promosse diverse iniziative nel campo della formazione dei giovani alla vita politica.
Dal 2002 al 2011 ricoprì anche la carica di Presidente dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia.
Nel 2006 venne nominato Presidente del Comitato “Salviamo la Costituzione”, oltre che capo del Comitato del No per il Referendum sulla Riforma Costituzionale.
In apertura della XV Legislatura, in qualità di Senatore più anziano, svolse anche le funzioni di Presidente provvisorio del Senato della Repubblica fino all’elezione del nuovo Presidente.
Nel 2007, scioltasi ormai da tempo la Democrazia Cristiana, aderì al Partito Democratico, pur non iscrivendosi.
Morì il 29 gennaio 2012 all’età di 93 anni. Per suo volere il funerale fu celebrato in forma privata, e non con funerale di Stato come sarebbe stato previsto dalla legge per i Presidenti Emeriti della Repubblica.
La casa di famiglia di Scalfaro a Novara è diventata una struttura di accoglienza per poveri, realizzando così un espresso desiderio dello stesso Scalfaro che, pochi giorni prima di morire, donò l’abitazione alla Comunità di Sant’Egidio.
Tutta l’attività professionale e politica di Oscar Luigi Scalfaro fu sempre caratterizzata dalla sua profonda fede cattolica.
Si è già ricordata la sua sempre convinta appartenenza all’Azione Cattolica, ma anche all’Opera della Regalità. Da queste realtà fece derivare una spiritualità esigente, che lo ha sempre sostenuto nel suo impegno politico nel quale ha profuso tutta la sua competenza professionale e morale.

Il 16 settembre 1951, presso l’Oasi Santa Maria degli Angeli di Erba, essendo già vedovo, pronunciò la professione dei consigli evangelici ed entrò nell’Istituto Secolare dei Missionari della Regalità di Cristo. Come lui stesso ricorda nei suoi scritti, fu Padre Gemelli, fondatore dell’Istituto, a presentargli nel 1949 Ezio Franceschini, futuro Rettore dell’Università Cattolica e Presidente “storico” dell’Istituto. Essendo rimasto vedovo giovanissimo, con una figlia piccola da crescere, scelse la via della castità per meglio donarsi agli altri esercitando anche il dovere di padre.
Per 60 anni continuò a rinnovare la sua Professione dei Consigli Evangelici qualsiasi carica ricoprisse. Come ricorda Enzo Bianchi, precedente Presidente dell’Istituto, al momento del rinnovo si presentava sempre con umiltà davanti all’altare insieme a tutti gli altri. Nel primato di Dio, nella fedeltà all’ascolto della Parola e all’Eucarestia, nella fede che lo sosteneva trovava la forza per guardare ai problemi, spesso delicatissimi, che era chiamato ad affrontare, sempre tenendo conto in primo luogo del bene degli altri.
Credeva, come Maria, che il Signore guarda all’umiltà delle persone mentre distoglie lo sguardo dai potenti. Non ha mai volontariamente cercato posti di prestigio né sgomitato per coprire certi ruoli, mettendosi semplicemente a disposizione degli altri, credendo fermamente che Dio chiede sempre ad ognuno di noi di giocare la propria partita nella storia.
Anche nella vita all’interno dell’Istituto fu sempre fedele e scrupoloso nell’osservanza delle Costituzioni, che sono poi la regola di vita per chi è chiamato a questo tipo di scelta.
Amava profondamente la Chiesa e reagiva anche duramente quando la gerarchia interveniva in campi e ruoli non di propria competenza.
Come ha ricordato Mons. Paglia nell’Omelia pronunciata in occasione del suo funerale, Scalfaro è stato un grande cristiano, un credente con una religiosità che lo legava alla tradizione profonda del nostro paese. Era una fede senza ideologismi, che si nutriva della Parola di Dio, e che lo spingeva a pensare sempre agli ultimi, ai più deboli.
Mons. Paglia nella stessa occasione ricordava il turbamento che Scalfaro provò vedendo i poveri di Calcutta, quando partecipò ai funerali di Madre Teresa, come il suo grande impegno durante la guerra Iran – Iraq nel richiedere al governo turco di lasciar passare attraverso la frontiera trecento profughi irakeni.
Si è detto di lui che fu anche il politico dei due Vangeli: del primo, quello di Gesù, fu testimone convinto e convincente, nella vita privata e nella vita pubblica; del secondo, quello terreno della Costituzione Italiana, fu strenuo e intelligente difensore e maestro.
Non volle però mai ostentare la sua grande fede, che per lui era fonte di ispirazione per la vita, come un indispensabile sostegno per conservare l’integrità nei comportamenti, e la forza per l’impegno civile e politico. Lo stesso Papa Benedetto XVI disse di lui: “Si è adoperato per la promozione del bene comune e dei valori etico-cristiani propri della tradizione storica e civile dell’Italia”.
Si può dire che Scalfaro nel corso della sua vita abbia effettivamente e concretamente realizzato quanto previsto dal Documento del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes: “Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d’esempio sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune”.
Ai suoi funerali, che come si è detto, si svolsero in forma privata per sua scelta espressa, parteciparono comunque moltissime persone, unite solo dal desiderio di pregare per lui e di rinnovargli la propria stima e il proprio affetto.
Oscar Luigi Scalfaro ha lasciato una grande eredità e testimonianza di un amore grande, semplice e generoso per Dio, per la Madonna, per la Chiesa, per l’Istituto, per gli uomini e le donne di ogni condizione, dedicandosi totalmente nel servizio al bene comune, attraverso l’impegno e l’attività politica, con una fede cristallina coltivata giorno per giorno.

 

FONTI

– Omelia Mons. Paglia pronunciata al funerale in Santa Maria in Trastevere, Roma.
– Omelia Mons. Masseroni pronunciata alla celebrazione funebre nella Cattedrale di Novara.
– Omelia Mons. Cavina pronunciata in occasione del Trigesimo dalla scomparsa nella Chiesa di san Francesco a Carpi.
– Ricordo di Enzo Bianchi “La morte di Oscar Luigi Scalfaro, un laico convinto, in consacrato coerente”, 3 febbraio 2012.
– Voce Wikipedia “ Oscar Luigi Scalfaro”

OPERE

Conversazioni, Roma, Edizioni Paoline, 1961.
Amen, Siena, Cantagalli, 1980; 1992.
Le chiacchierate di Oscar Luigi Scalfaro alla Sala Francescana di S. Damiano, San Damiano, Edizioni Sala Francescana di cultura P. Antonio Giorgi, 1984; 1985.
La mia Costituzione. Dalla Costituente ai tentativi di riforma, conversazione con Guido Dell’Aquila, Firenze-Antella, Passigli Editori, 2005.
Non arrendetevi mai. Colloquio con Oscar Luigi Scalfaro a cura di Federica di Lascio e Davide Paris, Ed. Paoline, Milano, 2007.
Quel tintinnar di vendette. Giustizia difficile tra protagonismo dei magistrati e ritorsioni della politica, a cura di Guido Dell’Aquila, Roma, Università La Sapienza, 2009.
–  Di sana e robusta Costituzione. Intervista di Carlo Alberto dalla Chiesa, con Gian Carlo Caselli, Torino, Add, 2010.

BIBLIOGRAFIA

– Roberto Gervaso, I sinistri, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1997, Filippo Ceccarelli, Il letto e il potere, Milano, TEADUE, Tascabili degli Editori Associati (licenza Longanesi), 1996
– Giorgio Caldonazzo – Paolo Fiorelli, Scalfaro, una vita da Oscar, Bergamo, Ferruccio Arnoldi Editore, 1996
– Massimo Franco, Il re della Repubblica, Milano, Badini & Castoldi, 1997,
La mia Costituzione. Dalla Costituente ai tentativi di riforma, conversazione con Guido Dell’Aquila, Firenze-Antella, Passigli Editori, 2005.
Quel tintinnar di vendette. Giustizia difficile tra protagonismo dei magistrati e ritorsioni della politica, a cura di Guido Dell’Aquila, Roma, Università La Sapienza, 2009.
– Giovanni Grasso, Scalfaro. L’uomo, il presidente, il cristiano, presentazione di Andrea Riccardi, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2012